lunedì 4 maggio 2015

Non chiamateli "black bloc"








Buongiorno a tutti i lettori, dopo un lungo periodo di silenzio torno a cercare la vostra attenzione.
Naturalmente l'argomento principe di questi giorni è la devastazione di alcuni quartieri di Milano. Devastazione perpetrata da alcuni sedicenti "manifestanti" che, cavalcando l'onda dell'impunità tanto diffusa negli ultimi anni, hanno pensato bene, trincerandosi dietro la libertà di manifestare, di sfogare le loro frustrazioni sulle proprietà altrui.
Ebbene, ho sentito dire 



da moltissime parti le solite frasi per "giustificare" in qualche modo l'operato di tali delinquenti: "sono solo una piccola parte", "la colpa è degli infiltrati", "si tratta di 4 teppistelli", "sono stati pochi black bloc".
Ecco, è proprio su quest'ultima frase che vorrei soffermarmi. 
Negli ultimi vent'anni circa, i black bloc hanno acquisito il titolo, a ragion veduta, di "devastatori ufficiali". 
E' stato ed è, pertanto, molto comodo far ricadere la colpa esclusivamente su questo fantomatico gruppo.
Gli appartenenti ai black bloc sono organizzati secondo un modello paramilitare: ben compatti, si muovono velocemente in formazione, attaccano e si spostano, costruiscono barricate, sono in grado di utilizzare con estrema precisione e immediatezza, oltre al “classico” arsenale da strada, anche armamentario di tipo paramilitare. 
Questa indubbia efficienza fa si che il gruppo “black bloc” riesca, seppur non sempre volontariamente, a coinvolgere manifestanti di altri gruppi, alimentando le fila delle frange più violente.

Il coinvolgimento psichico operato nei confronti dei manifestanti “regolari” si basa sul fascino dell’efficienza, sulla capacità di muoversi in maniera tale da creare enorme disturbo al nemico della piazza, cioè le forze dell’ordine. Va precisato comunque che il vantaggio di questi gruppi si basa innanzitutto sul cosiddetto “effetto sorpresa” e su regole d’ingaggio del tutto diverse da quelle delle polizie, tenute in ogni caso a impegnarsi a rispettare leggi e diritti.

Comunque, la partecipazione a eventi di carattere violento, sembra essere il punto chiave nel coinvolgimento di “estranei” a gruppi organizzati. Questa forza “aggiunta” difatti costituisce, a livello numerico, la porzione più sostanziosa di chi “manifesta” pro o contro qualcosa. E, quasi paradossalmente, i contestatori extra “black bloc” costituiscono anche una sorta di riparo proprio per il gruppo estremista, che non si crea alcuno scrupolo a mandare allo sbaraglio chi si unisce a loro in corso d’opera. Si tratta quindi di un'unione con interessi, dove i più “organizzati” riescono a trarre il vantaggio maggiore utilizzando individui estranei al loro gruppo per ottimizzare i risultati.
Di contro chi, spinto dal gusto della violenza si aggrega ai black bloc, trova una sorta di "giustificazione" nel causare distruzione e, proprio grazie al gruppo più violento, ha la possibilità di riversare su altri le responsabilità. 
Le motivazioni del vero, originale zoccolo duro dei black bloc, si fondano su un nichilismo di base, inteso proprio come assenza di ogni valore morale, in cui si ama distruggere, oltre che le convinzioni altrui, anche le proprietà, senza voler cercare una possibilità di convivenza serena. 
I veri aderenti al blocco nero si riuniscono, giungendo da diverse parti d'Europa, in quei posti dove avranno luogo eventi con ampia risonanza mediatica, ad esempio vertici con capi di Stato, meeting di importanti organizzazioni o, come in questo caso, l'Expo . 
Il numero dei partecipanti delle frange violente in realtà non è enorme, solitamente tra poche decine e un centinaio o poco più di individui. La forza d'impatto però è notevole, come già detto prima. 
Riescono a coinvolgere centinaia di altre persone, che sicuramente hanno uno stato d'animo predisposto a creare disordini, per aumentare a dismisura quella forza distruttiva che li fa muovere.
Pertanto, parlare esclusivamente di black bloc per trovare i responsabili dello sfacelo subìto da Milano, è senza dubbio riduttivo. 
Gli insensati episodi che tutti abbiamo visto non possono essere attribuiti a pochi individui vestiti di nero ma, e scrivo a ragion veduta, anche a tanti altri "manifestanti" che approfittano dei black bloc per distruggere vigliaccamente ed impunemente.
Le responsabilità personali non possono e non devono essere attribuite esclusivamente ad un particolare gruppo, ma devono essere individuate  nelle presenze di tutti coloro che partecipano ai disordini. Ed è quindi necessario non dover indicare come "black bloc" chiunque si renda corresponsabile di determinati comportamenti. 

Troppo spesso infatti episodi di intolleranza, violenza verso cose o, peggio, verso persone, devastazioni, saccheggi, danneggiamenti, a volte semplici vendette per presunti torti subiti, vogliono essere fatti passare per la sola, “legittima” forma di dissenso per poter riuscire ad ottenere quei risultati che potrebbero essere ottenuti anche con proteste pacifiche.

I risultati ottenuti da Gandhi e da Martin Luther King, solo per citare, in punta di piedi, due tra i più celebri, che fecero della “non-violenza” la loro ragione di vita, dovrebbero fare riflettere tutti coloro che pensano che soltanto distruggendo si possa riuscire ad ottenere dei risultati.
Piuttosto mi viene da pensare che la violenza è la forma più facile di protesta, distruggere è molto più semplice e veloce che creare. La realizzazione di qualcosa comporta maturità, ingegno, forza di volontà, altruismo, cose molto difficili oggi da mettere in campo per poter cambiare qualcosa.
Per di più, i due rivoluzionari pacifici citati prima, ci insegnano come, per essere un leader, una vera guida, non serve gridare, incitare all’odio o mettere l’uno contro l’altro, ma mostrare come condividere dei princìpi che dovrebbero essere comuni a tutte le persone che si ritengono civili.
 


3 commenti:

  1. Mi fa piacere luca, che in questo tuo articolo ci siano anche gli spunti di discussione, che tu ed io abbiamo fatto privatamente, Infatti i block sono paramilitari che conoscono bene le dinamiche della psicologia collettiva della folla e soprattutto, mai come in questi moti di milano anti-expo, sono riusciti a ben sfruttare gli emuli... Questo capita perchè sempre più un popolo di geni e di inventori si sta tramutando in un popolo di ignoranti? Possibile... Sta di fatto che la nostra è una nazione in caduta libera verso l'oblio dell'evoluzionismo che come tutte le cose sale fino al suo picco massimo e poi scende. L'unica cosa che mi lascia amareggiato, nonostante che come ben sai sono molto critico nei confronti delle forze dell'ordine è stata la reazione dei politici. Vuoi per negare le falle che hanno permesso ai black block di infiltrarsi nei cortei, vuoi anche per sminuire la loro azione devastante, hanno definito i rivoltosi come "4 teste calde" ecc. ecc. Purtroppo il risultato è stato quello di sminuire il lavoro delle forze dell'ordine che non sono state in grado di contenere qualche casinista. La realtà è che poliziotti e carabineri si sono trovati a fronteggiare avversari temibili, tecnicamente preparati, militarmente letali e in tutti questo, visto che gli agenti impiegati sul campo non sono preparati alla guerriglia urbana, ci sta che non riescano a contenerli, i reparti di polizia e carabinieri da impiegare erano altri.. è come se il governo inglese per contenere le azioni urbane dell'IRA avesse usato la polizia ordinaria... sarebbe stata una caporetto. Triste dirlo, ma in tutto questo oggi leggo che i fermati, grazie anche all'aiuto di cittadini e manifestanti pacifici immortalati anche con foto, sono stati scarcerati con scuse banali del tipo "No ma io avevo solo raccolto un bullone pensando fosse una moneta e lo stavo gettando via" o ancora "Io? Ma stavo sono passando di li per caso.." Per me, i black block non sono solo casinisti, hanno uno scopo in tutto questo, come lo avevano le camice nere di mussolini o le brunite di Hitler, infatti alla base per me c'è un leader carismatico che prima o poi uscirà fuori e si proporrà come agnello redentore... In tutto questo, visioni complottiste a parte, che comunque ci starebbero, penso che i primi antagonisti delle F.O. siano stato e magistratura, che come si è potuto constatare non funzionano... Paolo

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    1. Grazie caro Paolo , sono d'accordo con te quasi si tutto. In realtà mi permetto di dissentire quando dici che "le forze dell'ordine non sono state in grado di contenere qualche casinista". Noi operatori dei Reparti Mobili siamo in grado di contenere ed affrontare ben altro tipo di piazza. Quello che ha frenato l'intervento è stata la direttiva del Ministero dell'Interno. Quando il Questore di Milano passa in rassegna gli uomini dicendo di non fare prigionieri, è chiaro l'intento politico, e tu (che hai vestito una divisa) capisci bene che gli ordini vanno comunque rispettati anche se non si condividono. Probabilmente, a volte, bisognerebbe evitare che dei "colletti bianchi" dirigano servizi delicati come quelli, e magari bisognerebbe dare un pò più di fiducia ai "marescialli".

      Luca Martorana

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  2. In realtà, quello non l'ho detto io è quello che in maniera molto sottile ha dato da intendere Renzi, in quale ma non solo, come giustamente osservi lega le mani alle forze dell'ordine. Solo che la gente questo non lo sa e giudica. Sotto il punto di vista dell'eseguire ordini superiori, non è prerogativa solo dell'esercito, ma anche del privato. Su questo cmq è basata buona parte della mia tesi, in cui come sottolinero anche qui, si pretende di combattere un modello criminale, dinamico e cellulare con un modello centrale e statico. Personalmente come dirigente nel settore privato non ho mai legato le mani agli operativi, perchè per tanta cultura potessi avere io, chi tocca il lavoro con mano tutti i giorni, sarà sempre più preparato di me nella sua mansione e di conseguenza, risolve i problemi più velocemente. Per la mia visione delle cose tutto è lavoro anche fare il criminale e la paradossalità è che mentre i delinquenti, quelli si successo instaurano un rapporto di fiducia gratitudine con gli operativi, gli altri sistemi dirigenziali sono ancora bloccatti al vecchio concetto Benthamiano di ricatto mascherato da fiducia senso di colpa. Purtroppo oggi in senso generale si usano parole che nella pratica assumono significati ben diversi. Se si dice coordinare già la parola stessa fa intendere che ci sia un iniziativa degli operativi e il coordinatore le deve incastrare abilmente, nella pratica coordinare è mantenere il guinzaglio corto. In sintesi, conosco bene le dinamiche che caratterizzano la divisa, ma devono cambiare perchè non esiste un modello eterno.
    Paolo

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