martedì 24 marzo 2020

Zona rossa, cosa fare?




Viviamo tempi difficili. Quella che, all'inizio, sembrava un debole propagarsi di una malattia, nemmeno troppo pericolosa, si è rivelata essere una pandemia davvero minacciosa, che sta causando in tutto il mondo (189 Paesi colpiti) centinaia di migliaia di contagiati e decine di migliaia di morti.
Purtroppo l'Italia



 è una delle Nazioni maggiormente colpite dal virus COVID-19. Infatti, per il concatenarsi di diversi fattori quali un iniziale sottovalutazione del problema, la velocità di diffusione del virus e l'alta percentuale di nuovi contagi, l'epidemia si è diffusa molto velocemente in tutte le Regioni del Paese.
A seconda del livello di contagio e per limitare al massimo la diffusione del virus sono state adottate, da parte del Governo e dei Presidenti di Regione, delle misure restrittive indirizzate alla popolazione.
Misure che, in taluni luoghi, sono state ordinate in maniera ancora più aspra. Questi luoghi sono stati indicati come "zone rosse", posti in cui il contagio, sia per velocità di diffusione del virus sia per numero di contagiati, ha raggiunto livelli così elevati che gli Organi che hanno l'onere di salvaguardare la salute dei cittadini si sono visti costretti a emanare provvedimenti che, di fatto, limitano, seppur in parte, la libertà personale degli individui.
Dal 24 marzo anche il paese in cui vivo, Salemi, è stato dichiarato "zona rossa" con un'ordinanza emessa dal Presidente della Regione Sicilia.
In pratica, a causa della presenza sul territorio comunale di due focolai di contagio, le Autorità locali e regionali hanno ritenuto necessario adottare delle misure particolarmente restrittive allo scopo, appunto, di evitare il diffondersi del contagio nelle zone limitrofe e di contenere i contagi già presenti all'interno del territorio.
Ma cosa è possibile fare e cosa è vietato in regime di "zona rossa"?
Ferme restando tutte le prescrizioni già attivate con i precedenti DPCM e le precedenti ordinanze, chi si trova già all'interno del territorio comunale si può muovere esclusivamente e solo per il tempo strettamente necessario, per andare a lavorare, andare a fare la spesa, acquistare farmaci, portare a passeggio gli animali d'affezione (in quest'ultimo caso nelle prossimità della propria abitazione). Naturalmente bisogna sempre rendere conto, in caso di controllo da parte degli Organi accertatori, dei propri spostamenti con l'oramai famosa (o famigerata?) autodichiarazione.
Vediamo adesso cosa fare se si presenta qualche caso che si discosta un po' dalle precedenti indicazioni.
Chi può uscire dalla zona rossa?
Come riporta l'ordinanza del Presidente della Regione Sicilia nr. 3 del 23.03.2020, è autorizzato all'entrata e all'uscita dalla zona rossa:
"gli operatori sanitari e socio-sanitari" , quindi medici, infermieri, OSS, personale del 118 e di ogni altra struttura pubblica e privata che operano nel settore sanitario e assistenziale;
- "personale impegnato nella assistenza alle attività inerenti l'emergenza", naturalmente gli appartenenti alle forze dell'ordine e i militari impiegati in servizio, personale della protezione civile e di associazioni con finalità di assistenza operativa legalmente riconosciute e ufficialmente impiegate;
- "gli esercenti le attività consentite sul territorio e quelle strettamente strumentali alle stesse", pertanto, chi risiede in un Comune diverso e svolge un'attività di pubblica utilità all'interno del territorio del Comune "zona rossa", può entrarvi per il tempo strettamente necessario per lo svolgimento di tale attività. Chi invece, al di fuori dei due casi precedenti (personale sanitario e legato alle attività d'emergenza), svolge attività lavorativa al di fuori del territorio comunale non ha facoltà di transito, anche se svolge attività di pubblica utilità in altro Comune. Comunque, chiunque sia autorizzato a spostarsi per i motivi consentiti, deve avere al seguito la documentazione necessaria a dimostrare a chi effettua i controlli la liceità degli spostamenti.
Può anche uscire dalla zona chi, per esempio, deve sottostare a delle terapie urgenti e salva vita (ad esempio chi deve sottoporsi a sedute di chemioterapia), o a chi ha la prenotazione per sottoporsi a visite mediche urgenti. Naturalmente, in questi casi, occorre dimostrare l'urgenza della prestazione e, dunque, la patologia o lo stato di necessità. Rientra nel buonsenso riprogrammare più avanti le visite non urgenti. 
Inoltre, chiunque ha facoltà di potersi muovere, ha anche l'obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale (guanti e mascherine).
Va da sè che ogni tipo di attività, quale che sia, va gestita e messa in atto con senso civico, maturità, e buonsenso.
Purtroppo, troppe volte da quando è iniziata questa crisi sanitaria, mi è capitato di assistere a comportamenti irresponsabili, non consoni alla grave situazione che stiamo vivendo e che, quasi sicuramente, hanno contribuito a farci arrivare al punto critico in cui ci troviamo oggi.
Mai, come in questo caso, la prudenza non è mai troppa. 
Contagiare persone non più giovani significa, nel migliore dei casi, costringerle a settimane di ricovero e magari con un tubo infilato in gola per poter respirare. 
Contagiare persone anziane o che hanno un quadro clinico a rischio vuol dire condannarle a morte.
Il COVID-19 è un nemico subdolo, perchè è invisibile, si muove in silenzio e velocemente. 
Nessuno è immune!
Dobbiamo restare a casa!!! 


Luca Martorana


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