domenica 1 marzo 2020

"La normalità del male" di Isabella Merzagora - recensione




La prima puntata della rubrica dedicata alla letteratura "criminale", è riservata a un saggio di criminologia scritto dalla Professoressa Isabella Merzagora: "La normalità del male".
Uno scritto interessantissimo elaborato da una grande studiosa della devianza che ci porta dentro  uno degli aspetti più oscuri dell'uomo.

SINOSSI:
Abitualmente la criminologia si occupa di atrocità che si possono considerare eccezioni, anomalie. Il volume si interroga invece sul perché interi popoli o comunque migliaia, centinaia di migliaia di persone possano rendersi responsabili di massacri e poi tornare alla loro normalità. La risposta a questa domanda si è cercata analizzando soprattutto il nazismo, inteso come matrice di ogni razzismo, ma ci si è soffermati anche su manifestazioni recenti di "paura dell'altro", citando molte ricerche, in particolare orientate all'analisi dei linguaggi propri dei social network. In sintesi, una spiegazione di quanto accaduto in passato, e in generale della possibilità che persone comuni compiano eccidi, si può trovare nell'idea che esista una diversità radicale e inemendabile fra "noi" e gli "altri", e che questa sia la causa del delitto: la "criminologia dei pochi", appunto, che porta alla "criminalità dei molti". Rimane, a questo punto, un'ultima domanda: la storia potrà vacillare di nuovo?


Questa è la mia 
RECENSIONE:



Non è facile recensire un saggio. Tanto più se si tratta di un saggio scritto da una eminente criminologa. Pertanto non farò una recensione de “La normalità del male” di Isabella Merzagora ma cercherò di avvicinare i lettori alle pagine di questo bellissimo libro.

Cos’è il male?

Secondo l’Enciclopedia Treccani il male è “tutto ciò che arreca danno turbando comunque la moralità o il benessere fisico”.

La Professoressa Merzagora ci conduce, mediante un excursus storico che parte da una valutazione su Lombroso, dentro una delle più grandi atrocità commesse dall’uomo: l’Olocausto, indagando le ragioni che spingono un popolo a rendersi responsabile di un vero e proprio sterminio per poi tornare a uno stato di apparente normalità.
L’autrice ci conduce, facendo un’analisi rigorosa e scientificamente ineccepibile su un sentiero tanto affascinante quanto sconvolgente portandoci a capire quanto ognuno di noi possa essere facilmente strumentalizzabile, analizzando gli effetti della devianza su un intero popolo.
Con Lombroso nasce la “criminologia dei diversi”: sei criminale non per quello che fai ma per come sei fatto.
Con le teorie pseudoscientifiche del delinquente nato e dell’atavismo Lombroso, di fatto, pone le basi per giustificare qualsiasi forma di supremazia tra noi e loro.
Ma chi siamo noi e chi sono loro?
È questa la domanda chiave dell’analisi della Merzagora. La contrapposizione tra noi e loro diventa pericolosa nel momento in cui si interpreta nel dualismo tra “superiori”  e “inferiori”, tra “migliori” e “peggiori”. Chi appartiene a un gruppo di riferimento diverso dal nostro è visto come un nemico, come qualcuno che vuole “contagiare” il patto sociale che esiste tra gli appartenenti a un determinato circolo.
L’autrice si chiede inoltre se il male esiste dentro ognuno di noi, se è lì, dormiente, pronto per saltare fuori e azzannare il “diverso” del momento. Ed è qui che la criminologa si pone un’altra fondamentale domanda: “io, in quelle condizioni, cosa avrei fatto?”.
Perché, di fronte agli ufficiali nazisti che hanno ucciso migliaia di uomini, donne e bambini come fosse bere un bicchiere di acqua, si trovano delle figure che non hanno esitato a mettere a repentaglio la propria vita pur di salvare anche poche esistenze: Giovanni Palatucci, Oskar Schindler, Gino Bartali, Sempo Sugihara, tanto per citarne alcuni.
Una distinzione però la professoressa Merzagora la fa: carnefici e vittime non sono uguali “pensare che lo siano rischia di insultare le vittime e di far perdere di vista la distinzione tra bene e male”.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti, ma proprio a tutti. Non è possibile rimanere inermi di fronte alla malvagità dell’uomo, non è possibile restare indifferenti quando si sfrutta il disagio del proprio gruppo sociale per fomentare l’odio verso chi non vi appartiene.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”
Primo Levi

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